Nel corso dell’ultimo decennio in diversi ambiti medici si sono andate sempre più affermando le tecniche di medicina rigenerativa, che mirano a stimolare la rigenerazione di cellule, tessuti e organi danneggiati, sfruttandone la capacità intrinseca di riparazione e accelerando i naturali processi di guarigione del corpo.
Queste procedure vengono ormai ampiamente utilizzate anche nel campo dell’Ortopedia per il trattamento di varie condizioni muscoloscheletriche, quali lesioni muscolari, tendinee e cartilaginee.
Le opzioni di trattamento
La medicina rigenerativa offre a noi Ortopedici diverse alternative di trattamento, che vengono opportunamente valutate e selezionate di caso in caso in relazione alla condizione clinica e alle esigenze funzionali di ogni singolo paziente.
Qualunque sia l’opzione prescelta, la rigenerazione dei tessuti danneggiati avviene grazie all’azione di cellule autologhe, ossia prelevate dal paziente stesso che, dopo essere state opportunamente trattate, vengono iniettate direttamente nella zona interessata dal processo patologico.
Questo approccio terapeutico in molti casi consente al paziente di procrastinare il ricorso a interventi chirurgici più invasivi (per esempio la sostituzione articolare nel caso di processi artrosici). In altri, le tecniche di medicina rigenerativa possono essere utilizzate a supporto e in sinergia con alcune procedure chirurgiche (per esempio, una ricostruzione tendinea) al fine di favorire i processi rigenerativi nell’area della lesione e assicurare al paziente un recupero postoperatorio più veloce e completo.
I trattamenti rigenerativi più comuni in ambito ortopedico prevedono infiltrazioni di PRP (plasma ricco di piastrine), di cellule mesenchimali derivate da tessuto adiposo sottocutaneo o di cellule mesenchimali da aspirato midollare.
Infiltrazioni di PRP
Il PRP, acronimo di Platelet Rich Plasma (ossia plasma ricco di piastrine), è ottenuto attraverso il prelievo di una modesta quantità di sangue del paziente stesso, che viene poi sottoposto a centrifugazione per separare le componenti ricche di piastrine, liberandole dalle impurità.
Il concentrato piastrinico ottenuto (chiamato anche gel piastrinico) viene quindi iniettato direttamente a livello delle articolazioni o dei tendini dove, grazie alla grande quantità di piastrine presenti e ai fattori di crescita da esse liberati, stimola la crescita di nuove cellule tissutali che andranno a sostituire quelle danneggiate.
Infiltrazioni di cellule mesenchimali autologhe
In ambito ortopedico ci avvaliamo anche dell’utilizzo di concentrati di tessuti ricchi di cellule mesenchimali, cellule multipotenti non specializzate, che sono in grado di differenziarsi in linee cellulari diverse, sostenendo la promozione dei processi rigenerativi dei tessuti in cui vengono introdotte.
Le infiltrazioni di cellule mesenchimali favoriscono inoltre la riduzione dei processi infiammatori e la diminuzione della sintomatologia dolorosa.
Le cellule mesenchimali sono presenti in tutti i tessuti del corpo, ma si trovano in concentrazione più elevata nel tessuto adiposo e nel midollo osseo ed è proprio da questi tessuti che vengono prelevate.
Nel primo caso, mediante una liposuzione effettuata in anestesia locale in regime di chirurgia ambulatoriale, una piccola quantità di tessuto adiposo viene prelevata dall’addome del paziente e sottoposta a processazione con un kit specifico; il prodotto autologo così ottenuto viene iniettato direttamente a livello dell’articolazione o dei tendini danneggiati.
Nella nostra pratica clinica preferiamo ricorrere alle infiltrazioni con cellule mesenchimali da aspirato midollare. In questo caso, si procede in anestesia locale con il prelievo di un piccolo volume di tessuto midollare, in genere dalla cresta iliaca del paziente, che viene quindi processato mediante kit specifici che ne consentono la purificazione. L’aspirato midollare così ottenuto viene quindi infiltrato nell’area interessata dalla lesione.
In generale, le infiltrazioni di cellule mesenchimali autologhe trovano impiego nei pazienti con artrosi in fase iniziale e nel trattamento di patologie a carico dei tendini come l’epicondilite e l’epitrocleite (comunemente note, rispettivamente, come gomito del tennista e gomito del golfista), nelle tendinopatie del tendine rotuleo, del tendine d’Achille e della cuffia dei rotatori (la struttura anatomica che ricopre la spalla come una cuffia e ne garantisce la stabilità articolare).
In tutti i casi, questi trattamenti rigenerativi non presentano alcun rischio di incompatibilità o rigetto (ricordiamo infatti che si tratta di prodotti autologhi) e possono essere utilizzati sia nei giovani, che presentano un potenziale rigenerativo di per sé elevato, sia in pazienti meno giovani che comunque beneficiano dell’attività antinfiammatoria del trattamento.
In definitiva, le tecniche di medicina rigenerativa rappresentano una strategia in più a disposizione dell’Ortopedico. È doveroso tuttavia chiarire che non tutte le condizioni muscoloscheletriche possono essere risolte con questi trattamenti; alcune richiedono necessariamente il ricorso alla terapia chirurgica.
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