L’intervento di sostituzione protesica della mano e del polso è una procedura chirurgica che prevede la sostituzione o la ricostruzione delle superfici articolari danneggiate o degenerate con impianti artificiali.
I progressi compiuti negli ultimi anni nell’artroplastica delle piccole articolazioni hanno rivoluzionato la cura dei pazienti con traumi, artrite, rigidità e instabilità delle articolazioni di mano e polso.
Artroplastica della mano: obiettivi e criticità
Le protesi articolari della mano hanno come obiettivi:
- Ridurre il dolore articolare
- Ripristinare o mantenere il movimento articolare
- Migliorare l’aspetto e l’allineamento delle articolazioni
- Migliorare la funzione generale della mano
Sebbene si tratti di obiettivi concettualmente semplici, molti sono incredibilmente difficili da raggiungere, e i successi associati all’artroplastica delle grandi articolazioni (spalla, anca, ginocchio) non sono ancora stati eguagliati nelle articolazioni più piccole della mano. Esistono infatti alcuni fattori che rendono difficile il trasferimento della tecnologia delle grandi articolazioni alle articolazioni della mano: piccole dimensioni delle articolazioni, loro presenza all’interno di catene cinetiche, i loro complessi investimenti sui tessuti molli, e le loro relazioni con i raggi adiacenti.
Tecniche mininvasive ed evoluzione dei materiali
I progressi nei materiali, nella progettazione e nelle tecniche chirurgiche a cui si è assistito nel XXI secolo hanno portato all’utilizzo di impianti protesici più durevoli e anatomicamente accurati, consentendo risultati migliori e una migliore funzionalità per i pazienti.
Sono stati sviluppati approcci mininvasivi e tecniche artroscopiche, riducendo l’invasività chirurgica e promuovendo un recupero più rapido.
Oggi, l’artroplastica della mano e del polso è diventata un’opzione di trattamento consolidata ed efficace per soggetti affetti da varie patologie e lesioni articolari. Ha migliorato la qualità della vita di molti pazienti ripristinando la funzionalità e riducendo il dolore e la disabilità delle articolazioni della mano e del polso.
Artroplastica della mano: quando è indicata e come viene effettuata
Le patologie per cui viene comunemente eseguita questa procedura sono casi di osteoartrosi da moderata a grave, artrite reumatoide, artrosi post-traumatica o altre condizioni articolari degenerative che non hanno risposto a trattamenti conservativi come farmaci, terapia fisica o tutori.
Possono essere utilizzati vari tipi di impianti, a seconda dell’articolazione specifica e delle condizioni del paziente. Questi impianti possono essere realizzati in metallo, ceramica, pirocarbonio o materiali plastici (silicone). Sono disponibili in diverse forme e dimensioni per riprodurre la naturale anatomia articolare.
Tecnicamente, in maniera semplificata, il chirurgo esegue un’incisione sull’articolazione interessata e rimuove le superfici articolari danneggiate. Le componenti ossee vengono adeguatamente preparate con appositi strumentari e vengono inseriti i componenti dell’impianto, che possono includere uno stelo che entra nell’osso, uno spaziatore articolare e una superficie di appoggio che si articola con l’osso opposto.
La fase postoperatoria: riabilitazione e potenziali complicanze
Dopo l’intervento chirurgico, i pazienti vengono generalmente sottoposti a un periodo di riabilitazione specifica per riacquistare forza e mobilità nella mano e nel polso. La terapia fisica e gli esercizi sono comunemente prescritti per aiutare il recupero.
Come qualsiasi procedura chirurgica, l’artroplastica articolare con impianto comporta alcuni rischi, tra cui infezioni, mobilizzazione dell’impianto, rigidità, lesioni nervose e la potenziale necessità di un intervento chirurgico di revisione.
Protesi articolare o altre opzioni di trattamento?
Il successo di questo tipo di interventi della mano e del polso può variare da paziente a paziente. Molte persone sperimentano un significativo sollievo dal dolore e un miglioramento della funzione articolare, ma anche la longevità degli impianti può variare. Fattori come l’età del paziente, il livello di attività e il tipo di impianto utilizzato possono influenzare i risultati a lungo termine.
In alcuni casi, possono essere prese in considerazione procedure alternative, come la fusione articolare (artrodesi) o la ricostruzione articolare (artroplastica con autoinnesti o alloinnesti), in base alle condizioni delle articolazioni e alle esigenze del singolo paziente.
È quindi importante affrontare un colloquio approfondito con il proprio chirurgo per determinare se la protesi articolare è l’opzione di trattamento più appropriata per una condizione specifica.
Approcci specifici per ciascuna articolazione
Le opzioni di intervento chirurgico di sostituzione dell’articolazione della mano differiscono a seconda delle specifiche articolazioni coinvolte.
- Articolazione interfalangea distale: questa non è una buona candidata per la sostituzione protesica. Le ossa sono molto piccole e non reggono molto bene l’impianto. La migliore opzione di trattamento per l’artrite avanzata a livello di questa articolazione è la fusione, tecnicamente detta artrodesi. La funzione della mano è compromessa solo in minima parte dalla mancanza di movimento di questa articolazione dopo una procedura di fusione, mentre il dolore è alleviato.
- Articolazione interfalangea prossimale: la sostituzione protesica di questa articolazione è particolarmente indicata, in quanto la funzione della mano, in particolare la presa potente, può essere ostacolata dalla fusione di questa articolazione. Il mignolo e l’anulare sono i migliori candidati per la sostituzione dell’articolazione poiché sono i più importanti per la presa potente. Il dito indice non è un buon candidato per una sostituzione dell’articolazione interfalangea prossimale, poiché deve resistere alle forze laterali che accompagnano movimenti come la rotazione di chiavi e la manipolazione fine di oggetti. Queste forze provocano uno stress eccessivo sull’impianto articolare e possono portare alla rottura precoce dell’impianto.
- Articolazione metacarpo-falangea: è colpita raramente dall’osteoartrosi, ma rappresenta la principale sede di distruzione articolare in corso di artrite reumatoide: la sostituzione protesica di questa articolazione, principalmente con impianti in silicone è stata utilizzata fin dagli anni ’60 e ha prodotto eccellenti risultati a lungo termine.
- Articolazione trapezio-metacarpale: è l’articolazione basale del pollice ed è esposta a stress molto elevati durante le normali attività; le forze percepite sulla punta del pollice vengono moltiplicate 12 volte nel loro effetto sulla base del pollice, predisponendo così questa articolazione all’usura. L’artrosi di questa articolazione è molto comune, soprattutto nelle donne, e spesso richiede il ricorso alla chirurgia. I tentativi di sostituzione di questa articolazione non hanno avuto storicamente il successo sperato a causa del fallimento dell’impianto e della distruzione dell’osso. Pertanto, la procedura di sostituzione articolare più comune per la base del pollice viene eseguita con materiale naturale. La procedura è denominata procedura di interposizione di ricostruzione del legamento-tendine (LRTI). Questa procedura utilizza un tendine del paziente per stabilizzare il pollice e rivestire la superficie dell’articolazione. LRTI fornisce stabilità e sollievo dal dolore, con risultati a lungo termine eccellenti. Tuttavia l’avvento delle protesi a doppia mobilità, che sono in tutto simili alle protesi di anca, sta rivoluzionando il trattamento chirurgico dell’artrosi di questa articolazione, consentendo il recupero di un pollice mobile, stabile e indolente, con tempi di recupero rapidi, anche per i soggetti giovani.
Chirurgia protesica del polso
La maggior parte delle protesi articolari del polso presenti sul mercato sono attualmente in fase di sperimentazione e destinate all’uso in pazienti con attività estremamente ridotta affetti da osteoartrosi o artrite reumatoide.
La maggior parte dei pazienti affetti da artrosi del polso vengono trattati meglio con la pulizia o la fusione chirurgica dell’articolazione e non con la sostituzione dell’articolazione.
Prospettive future
Il futuro dell’artroplastica protesica nel trattamento delle lesioni reumatiche e post-traumatiche della mano dipenderà dal raggiungimento di obiettivi integrati da parte della chirurgia ortopedica, dell’ingegneria biomeccanica, della biologica e dei biomateriali. Il concetto ideale di una ricostruzione articolare consiste nell’accettazione dell’impossibilità di realizzare un modello articolare perfetto, che appaia come il duplicato di un’articolazione anatomica, fissando le finalità raggiungibili per apportare ai pazienti un risultato funzionale in grado di migliorare la qualità di vita per un periodo sufficientemente lungo, ad un costo economico basso.
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